Strega Eris lo chiamava principe, da sempre, anche se la storia dell’irlandese era leggermente diversa da quello che quel modo di chiamarlo poteva lasciar pensare. La prima volta che entrò in casa Dermot le balzarono agli occhi le foto e le cornici, riempite dei momenti tipici e gioiosi che sono comuni a tutte le famiglie, anche a quelle di sangue nero come i Kotov, gli Edel e i Dermot. In un quadretto appeso sopra il letto scorse una donna in abito da sposa che aveva gli occhi grandi e intensamente verdi e che dedusse essere la madre del principe. Un’altra cornice graffiata, di quelle scalfitture che ha l’argento antico e dalle quali è impreziosito, ospitava un bambino il giorno della prima comunione. Poi c’erano i nonni, quattro, materni e paterni che la scrutavano con gli occhi grigi, delle immagini in bianco e nero, eterni. Era tutto molto strano in casa Dermot. I signori non palavano mai, il signore reputava giusto farsi sempre i fatti propri anche quando si tratta di un figlio e suo figlio, Erin Dermot, era un irlandese che non aveva mai visto l’Irlanda, così definiva sé stesso per gioco. Tutte le famiglie sono strane a modo loro.